Padre Benito


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Aprile 2008

Lettere

Da Brescia, 7 aprile 2008, 46° anniversario di ordinazione sacerdotale



Carissimi pace sia ai vostri cuori. E’ il dono che tutti desideriamo dare e ricevere.
Da un mese sono in Italia, consigliato a un po’ di riposo fisico e spirituale.Non programmato. Un po’ improvvisato. Dopo qualche giorno di incertezza ho scelto di viverlo un po’ come raccoglimento per fare il punto della mia esistenza. Lo penso utile per la mia persona e per il mio servizio alla missione. E poiché vi ho sempre considerato parte della mia vita desidero condividere un po’ del mio vissuto interiore sperando di aiutare la vostra speranza.

Ho preso qualche contatto per telefono ma non ce la faccio ad arrivare a tutti. Né posso girare troppo in auto. Dopo qualche giorno a casa dei miei fratelli e sorelle e nipoti e pronipoti di cui ringrazio il Padre di noi tutti, sono andato a Roma dai capi. Poi dalle Palme al lunedi di Pasqua a Rebbio-Como, con diverse ore di ministero della misericordia in diverse chiese, cattedrale compresa. La comunità mi presta un’auto ma non mi sento di correre tanto – A fine marzo mi son trasferito a Brescia per le visite e qualche cura. Niente di allarmante.- Anche questa casa dopo Verona e Milano diventa casa per cure sanitarie per reduci di passaggio e ben presto anche per degenze prolungate.

Approfittiamo quando rientriamo in Italia di alcune verifiche che in Congo o altrove non possiamo fare, perché il Congo va molto peggio che l’ Italia. Ma il polverone delle elezioni e delle cattive azioni quotidiane reclamizzate dalla TV danno un’immagine che fa sembrare l’Italia simile al Congo: chi troppo e chi sempre meno…con tanti spauracchi in vista.

Desidero con questa ringraziare ognuno che mi leggerà della sua presenza nella mia storia che per me diventa pure Eucarestia, segno della comunione tra noi e il Padre di tutti noi. Oggi celebro la 19079ma messa. Con me vicino è presente P.Vito Coser allora (1962) mio superiore, a Trento dove dal gennaio ero vicerettore del piccolo seminario . Anche lui 88 anni, qui per cure sanitarie.

La percezione globale è che un po’ tutti siamo tentati di scoramento : sentimenti e informazioni in negativo ci riempiono i pensieri ogni giorno, la crisi sociale è vistosa e talvolta angosciante: un esempio la capagna elettorale, con Malpensa come simbolo della crisi, immagine emblematica della società italiana.
La Chiesa, per alcuni trionfante per altri modellata alla situazione della massa, riflette e soffre di tutte le situazioni umane. Dei cristiani abbandonano la comunità, altri la ritrovano, altri la denigrano, altri guardano fuori da se stessi per giudicare, condannare, gridare allo scandalo, come i tifosi che sanno come dovrebbe essere giocata la partita. E molti sembra abbiano perso il senso del bene e del male, e sono i più pubblicizzati. Quanta violenza!

Ma questa violenza ha invaso i cuori e ha reso fragili molti rapporti, insicuri i legami e i propositi..Matrimoni e voti religiosi spezzati, cosi’…e quanta amarezza che si diffonde…
In nome del “mio diritto”, della libertà, della privacy, possiamo sentirci aggrediti, isolati, soli, non compresi …e incapaci talvolta di rendersi conto che siamo causa di questa amarezza, prima ancora di farci vittima.
Non possiamo vivere nel rancore, nella diffidenza, nella paura. Dobbiamo agire, a partire dal proprio cuore da cui viene tutto il male, ci dice Gesù; ma anche tutto il bene che fanno quasi tutti gli uomini e donne, in tutti i posti dove esistono. E anche i cuori dei “cattivi”ossia prigionieri di se stessi, che – dice Gesù in croce- “ non sanno quello che fanno”, hanno desideri di pace e fanno azioni buone. Vedere il bene! E’ per il proprio bene. Molti non si vogliono bene o si sbagliano.

Siamo tutti invitati a cercare di esprimere un cuore aperto al perdono e all’accoglienza del diverso, di vedere il bene presente in ognuno che incontriamo, talvolta nascosto dalle ferite del cuore; di non lasciarsi plagiare da una cultura che mira a distrarre la gente dai problemi, renderla confusa e ignorante, invitandola e costringendola a divertirsi, ad apparire e a consumare e consumarsi in false attese….Ma anche capaci di vedere le tantissime cose buone che ci stanno attorno.

Prima di chiudere questi miei pensieri vi invito a ritrovare la speranza: Il Papa ci dice, nella sua lettera sulla speranza: “ l’uomo ha bisogno di Dio, altrimenti resta privo di speranza”(n°23). E Gesù ci ha detto: “Che giova all’uomo guadagnare il mondo, se poi perde l’anima?” Quando hai fatto tutto quello che hai fatto, Benito, a che servirebbe se non credessi che Dio era là con te e che attraverso di te ha compiuto cose buone che durano nel tempo e nell’eternità? E voi che da anni e anni, (qualcuno/a mai visti,) mi accompagnate con l’amicizia – grand dono del Signore per chi la dona e per chi la riceve – siete in questa opera buona che il Padre Nostro non cessa mai di compiere. Per entrare nella sua luce abbiamo bisogno di accendere un fiammifero, “Sì, credo che mi ami, così come sono”.
In lui ogni giorno vi incontro, a lui vi lascio.

Con grande affetto e riconoscenza, p.Benito.
Dopo la seconda metà di maggio rientrerò in Congo.




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